
Orari
Lun - Dom 9:00/13:00 | 15:00/20:00
Indirizzo
viale Pavia, 26 - Lodi IT 26900
“Dare forma alla reclusione”
Ci chiediamo dov’eravamo finiti in quegl’anni incontabili: a stingerci in stanze oblique, non più in grado di contenerci, sempre più inclini a farci scivolare; a cercare di captare l’ultimo raggio di sole o forse il primo, attraverso tapparelle che sembravano essersi incollate, ma invece, in maniera meschina, aperte a spiragli verso luoghi dimenticati. L’ inganno alla fine viene capito, ed utilizzato attraverso una tecnica artistica che permette di mutare uno stato d’animo di reclusione , in qualcosa di opposto, in sfida, e questo per merito di una visione chiara che i soggetti rappresentati da Nico Galmozzi riescono a trasmettere.
Le figure in bianco e nero, sedute, erte, camuffate, di persone note all artista, e quelle invece immaginifiche si contrappongono; le prime realmente dentro una fase inedita ,sembrano in grado di superare il timore, le altre invece diventano l’emblema dell’accettazione di un esterno che svuotatosi di attività umana, viene trasformato in sogno. La scelta di questa antitesi è altamente utile a comprendere quanto labile sia stato il confine in quegl’anni di chiusura, sfidare l’obiettivo che era il mondo diventato notizia unica, o perdersi in meandri di apparente salvezza, di fantasie, e diventare figure spente davanti a schermi uniformanti.
La tecnica acrilica usata, con cromature unicamente nero grigie, ha la forza di delimitare gli spazi e svelare gli stati d’animo delle figure rappresentate, mirando a focalizzare l’attenzione su quello che accomunava tutti in quel periodo: ogni stanza diventava un esterno aperto, ogni spazio esterno diventava una stanza chiusa.
